Diario 2008 |
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M.
CARMO da Caprile
17
gennaio 2008 - Bruno, Chiara, Renato, Gianni, Franca,
Paolo, Dino, Gianpiero
Bella
giornata di sole e qualche nuvoletta innocua.
A
CAPRILE non c'era neve e i monti sembravano spogli. Tanto da indurci
in tentazione di lasciare le ciaspole in auto. Ma la neve c'era
e ci ha accompagnato durante tutta l'escursione. La poca pioggia
del giorno prima l'aveva trasformata in zucchero, crostosa a tratti,
più soffice in altri, ma sempre bella. Partiti alle 8,15
abbiamo seguito il triangolo giallo che porta all'ANTOLA, così,
tanto per allungare il percorso. L'abbiamo allungato tanto che
solo alle 10,30 eravamo al colletto e alle 11 alle TRE CROCI.
A questo punto Dino e Gianpiero, già paghi per la ciaspolata,
hanno deciso di fermarsi a CASE DEL ROMANO e Paolo, che pago non
era ma ha sentito parlare di polenta, li ha seguiti. Noi abbiamo
proseguito e alle 12,30 siamo arrivati a CAPANNE CARREGA dove
un bel cane lupo si è aggregato: il CARMO splendeva al
sole completamente immacolato. Alle 13,20 abbiamo raggiunto la
sua croce, candida di neve, ma il vento ci ha impedito di ammirare
con calma lo splendido panorama sulla cerchia delle Alpi e verso
il mare. Per mettere qualcosa sotto i denti e rifocillare il cane
siamo così scesi fino al limitare del bosco, dove gli alberi
carichi di neve splendevano al sole. Erano le 13,45. Alle 14,15
via, perchè i nostri amici ci aspettavano e soprattutto
perchè a gennaio il buio arriva presto: alle 16,20 eravamo
di nuovo alle TRE CROCI e alle 17,15 a CAPRILE. Stanchi e soddisfatti
abbiamo salutato il cane, lui sì davvero instancabile. |
Dino
e Gianpiero hanno già deciso di abbandonarci e si avviano
verso Case del Romano. Paolo, dietro, ha sentito parlare di polenta
e ci ha abbondonati anche lui. |
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Noi
invece proseguiamo instancabili. Alla nostra sinistra il monte
Carmo. |
Stiamo
raggiungendo la vetta. Con noi il cane lupo. |
La
neve di ieri si è posata sulla galaverna che già
copriva la croce: così sembra immersa in una candida glassa. |
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Pochissimi
in questa immagine sulla vetta: Chiara è già scappata
per il vento, il cane gioca ... ed io fotografo. |
Sotto
di noi le nuvole coprono le depressioni del terreno e laggiù
la cerchia alpina splende nel cielo azzurro. |
Abbiamo
lasciato la cima e siamo scesi al limitare del bosco. Seduti sui
bastoncini o sulle ciaspole mangiamo i nostri panini. Tra poco
ci infileremo tra gli alberi carichi di neve che qualche refolo
di vento farà scendere sulle nostre teste. |
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M.
CARMO DI LOANO da Boissano
24
gennaio 2008 - Paolo, Bruno, Tonino,
Mino, Renato, Chiara, Cesare, Franco & Franca, Gianni, Franca
Erano
le 8,05 quando siamo partiti da Boissano con tempo splendido e
temperatura mite. Abbiamo attraversato questo suggestivo borgo
adagiato sulla collina che digrada lentamente verso il mare, abbiamo
superato la chiesetta di S. PIETRINO e nel bosco sulle pendici
del MONTE CIAZZALUNGA abbiamo incontrato le prime chiazze di neve.
Qui inizia un panoramico "traverso" con le ALPI LIGURI
in bella vista: le cime del SACCARELLO-MONGIOIE-PIZZO D'ORMEA-ANTOROTO
scintillavano al sole bianchissime. Finito il "traverso"
inizia la zona dei boschetti che ci ha impegnato non poco. La
neve infatti aveva cancellato i segni e alzato il livello del
terreno così che i rami hanno ostacolato la nostra marcia.
La vetta del MONTE CARMO era sulla nostra sinistra e dopo l'ultima
salita finale l'abbiamo raggiunta: un panorama stupendo che a
levante arrivava sino alle APUANE. Erano le 12,30. Poco sotto
la vetta e al riparo delle roccette abbiamo consumato il nostro
pranzo e alle 13,30 con una veloce discesa abbiamo raggiunmto
il RIFUGIO M. CARMO. Ancora neve nel bosco e poi giù fino
ad incontrare i prati caldi e soleggiati e di nuovo la chiesetta
di S. PIETRINO con la vista di Loano adagiata sul mare e infine
il borgo e la bella chiesa di BOISSANO. Erano le 16,50 quando
abbiamo concluso questa bella escursione. |
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Salendo
verso il Carmo di Loano si possono ammirare le cime del Saccarello,
del Mongioie, del Pizzo d'Ormea, dell'Antoroto che scintillano
al sole bianchissime. |
Siamo
in vetta al Carmo di Loano, in una giornata splendida |
Ecco
la grande croce del Carmo di Loano e, appena visibili, le cime
bianchissime delle Alpi Liguri. |

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Il
rifugio M. Carmo e, appena visibile a destra del tetto, la croce
della vetta. |
Siamo
sulla via del ritorno. Tra poco ci infileremo nel bosco. |
La
chiesetta di S. Pietrino. Sotto, Loano e il mare. |
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M.
PENNA dal Passo del Bocco
7
febbraio 2008 - Paolo, Bruno, Gianpiero, Renato, Chiara,
Angela, Franca & Franco, Mino, Roby, Gianni, Franca
Già
il viaggio ci ha riservato una sorpresa. Poco prima di arrivare
al Passo del Bocco abbiamo visto la CORSICA tanto nitida come
forse non ci era mai capitato. Un buon auspicio. Alle 8,20 ci
siamo messi in cammino dal solito parcheggio al Passo dei Ghiffi.
Superati alcuni tratti ghiacciati appena sopra la strada abbiamo
proseguito la camminata in piano sino ai picchi della ROCCA DEI
PORCELLETTI. Bella la crestina, resa suggestiva dalla neve, ampio
il panorama sino alle APUANE. Finita la roccia abbiamo indossato
le ciaspole che ci hanno risparmiato un bel pò di fatica
per arrivare al PASSO DELL'INCISA prima e, dopo l'ultima salita
finale, in vetta. Alle 11,35 potevamo ammirare dalla cupola della
vetta che ospita la cappelletta e la grande statua della Madonna
la cerchia delle ALPI MARITTIME e le APUANE. La Corsica era ancora
visibile ma non ci ha offerto lo spettacolo del mattino. Alle
12,35 abbiamo abbandonato la cima e ci siamo tuffati di nuovo
nel bosco su neve più morbida ma sempre divertente. Al
PASSO DEI PORCELLETTI ci siamo tenuti sulla destra per non rifare
le roccette dell'ALTA VIA e abbiamo seguito il quadrato giallo.
Tolte le ciaspole siamo scesi velocemente fino a incontrare il
sentiero dell'andata e qui ci siamo concessi una breve sosta al
sole. Un'ultima fatica prima di arrivare alle auto ce lo ha riservato
il ghiaccio: tanto per farci meritare questa bella gita in AVETO. |
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La
crestina sta per terminare. Tra poco ci infileremo nel bosco. |
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Ecco
il Penna, solo la vetta scoperta dagli alberi. I faggi rivestono
i fianchi e disegnano una trama fitta sulla neve candida. |
Lasciamo
gli ultimi faggi e sbuchiamo sul pendio che conduce in vetta. |
Usciti
dal bosco abbiamo raggiunto la vetta. La neve è dura, il
panorama bellissimo. |

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La
cappelletta in vetta al Penna e la grande statua della Madonna
che guarda verso l'Emilia. |
E'
qui, appena sotto la vetta, che ci fermiamo a mangiare. Da questa
parte abbiamo il mare ... |
...
e da quest'altra il panorama spazia sulle Alpi Marittime. |
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M.
MAGGIORASCA e GROPPO ROSSO da Rocca d'Aveto
6
marzo 2008 - Paolo, Renato, Franco, Gianni e Franca
In
questi giorni è tornata la neve, asciutta, incoerente,
mossa dal vento. Il vento è stato il vero protagonista
di questa giornata, fortissimo in quota da non riuscire a stare
in piedi e capace di trasformare una tranquilla escursione al
Maggiorasca in una vera impresa. Siamo partiti alle 9 da Rocca
d'Aveto con un freddo pungente e abbiamo indossato da subito le
ciaspole. Abbiamo raggiunto il RIFUGIO ASTASS e, alle 10, il GROPPO
ROSSO, dove il vento che spazzava la cima ci ha costretti a usare
prudenza. Da qui abbiamo proseguito verso il RONCALLA per poi
deviare verso il PRATO DELLA CIPOLLA dove siamo arrivati alle
11,30. Abbiamo risalito la pista da sci e sul COLLETTO tra il
M. BUE e il MAGGIORASCA il vento è diventato tanto impetuoso
da buttarci a terra. Incautamente abbiamo proseguito con molta
fatica fino alla grande statua della Madonna della vetta e immediatamente
e con altrettanta fatica siamo riusciti a tornare al colletto
e a ridiscendere a PRATO DELLA CIPOLLA dove siamo arrivati alle
13. Abbiamo mangiato all'interno della CAPANNA ROSETTI, con tavola
e panche imbiancati di neve polverosa. Alle 13,30, tremanti di
freddo, siamo scesi velocemente con le ciaspole ai piedi e abbiamo
raggiunto Rocca d'Aveto alle 14,30. A Franco, cugino di Paolo
e nuovo acquisto tra gli Amici del Giovedì, Abbiamo offerto
una gita all'insegna del vento e del gelo. Speriamo che la prossima
ci regali un pò di primavera ...
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Breve
sosta al rifugio Astass per la focaccia offerta da Franco |
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Sulla
gobba più alta del Groppo Rosso. Da questa parte è
dolce ma dall'altra precipita a picco su S. Stefano d'Aveto. |
Ecco
come è il Groppo Rosso dalla parte di S. Stefano d'Aveto |
Sulla
cima del Groppo Rosso una grande nuvola vorticosa. Che vento ci
sarà sul Maggiorasca? |
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Eccolo
il Maggiorasca, e alla sua sinistra il monte Bue. Sopra una nuvola
minacciosa di vento. |
Prato
della Cipolla e la Capanna Rosetti. Sullo sfondo il monte Bue.
Da qui siamo risaliti lungo la pista da sci sulla destra, abbiamo
raggiunto il colletto e poi il Maggiorasca che è più
a destra. |
Questa
è l'ultima foto che siamo riusciti a scattare. La vetta
del Maggiorasca è vicinissima ma il vento è davvero
tremendo. |
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M.
DUBASSO e M. ARMETTA da Madonna del Lago
13
marzo 2008 - Stefano, Franco, Paolo, Angela, Chiara,
Franco & Franca, Renato, Giorgio, Bruno, Tonino, Gianni
e Franca
Finalmente
bel tempo! Sole, caldo, neve bella e soprattutto niente vento.
Alle 8 e 45 siamo partiti da Madonna del Lago per salire il
vallone del RIO CROSO. In quota abbiamo incontrato la prima
neve e tra neve e sassi abbiamo raggiunto verso le 10,30 la
cima del DUBASSO. Dopo una breve sosta abbiamo ripreso il cammino
sull'invitante altopiano che scende dolcemente al colletto,
abbiamo attraversato il prato innevato di Cà del Cian
e affrontato la salita che porta all'ARMETTA. Alle 12,15 ci
stringevamo la mano in vetta, con un pensiero a Dino e Giovanni
che sicuramente avrebbero voluto essere con noi e a Mino che
in questo momento si trova, beato lui, in Patagonia. Stupendo
panorama su SACCARELLO, MISSUN, BERTRAND, ARGENTERA e, più
vicini, MONGIOIE, PIZZO D'ORMEA, ANTOROTO. Di fronte il GALERO.
Alle 13,30 abbiamo lasciato con dispiacere la vetta e siamo
discesi. Superata Cà del Cian e raggiunto il colletto
abbiamo svoltato a destra e sempre per neve abbiamo raggiunto
il laghetto artificiale e poi la sterrata. Con una veloce discesa
tra sterrata e sentiero siamo arrivati a MADONNA DEL LAGO alle
15,30.
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Sul
Dubasso ci concediamo una breve sosta |
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Dal
Dubasso possiamo ammirare il Pizzo d'Ormea, a sinistra, e l'Antoroto,
a destra |
Da
oltre mezz'ora abbiamo lasciato Cà del Cian e ci stiamo
avvicinando all'Armetta. Il tempo di uno scatto a Franco, Paolo,
Gianni e Stefano e via. |
Cielo
azzurro, temperatura primaverile, neve bella: è un piacere
camminare |
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Questa
volta, a essere immortalati, sono Bruno, Franca e Franco |
Stretta
di mano in vetta all'Armetta |
La
foto di gruppo non poteva mancare. il fotografo è Bruno. |
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Il
cippo di vetta dell'Armetta. Sullo sfondo, a sinistra, il Pizzo
d'Ormea |
Angela,
tra i primissimi ad arrivare in vetta, si riposa accanto al cippo.
Alle sue spalle il Pizzo d'Ormea. |
La
gita sta per concludersi. Dietro la sagoma del Castellermo si
può già vedere la piana di Albenga. |
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M.
SACCARELLO da Monesi
3
aprile 2008 - Gianni, Franca, Stefano, Paolo, Maurizio,
Giorgio, Renato, Chiara, Franco & Franca |
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Stefano
e, sullo sfondo, i monti della Val Tanaro: Saline, Mongioie, Bric
Connoia, Pizzo d'Ormea |
I
primi salgono dritti anzichè spostarsi verso destra. Sbagliando
ci ritroveremo spostati rispetto al Saccarello e dovremo attraversare
qualche tratto difficoltoso. |
Chi
ha le ciaspole, chi i ramponi, chi niente come Giorgio |
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Stefano
sembra minuscolo ai piedi della grande statua del Redentore |
In
vetta al Saccarello. Mancano Franco & Franca che, senza ramponi,
hanno rinunciato |
Il
mare dal Saccarello |
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La
val Roja dalla vetta del Saccarello |
Il
gruppo del Saccarello |
In
discesa. Stefano e Paolo osservano il crinale e il Frontè
che Renato avrebbe voluto raggiungere |
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M.
TORAGGIO dal Colle della Melosa
19
giugno 2008 - Gianni, Franca, Paolo, Cesare, Giorgio,
Renato
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Il
rifugio Allavena al Colle della Melosa, base di partenza per il
Toraggio |
Il
versante francese, versante ovest del Toraggio, è ricco
di larici, di un verde tenero in questa stagione |
Il
Toraggio, parzialmente coperto dalle nuvole |
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Le
rocce del Toraggio sopra di noi |
Il
fiore della peonia, piuttosto raro da incontrare e che qui sul
Toraggio abbiamo potuto ammirare numeroso |
In
vetta si consulta la carta per scegliere l'itinerario di discesa:
da dove siamo saliti o sul versante opposto che non conosciamo? |
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Foto
di rito in vetta. In piedi da sinistra Paolo, Renato, Giorgio
e Cesare. Accucciato, Gianni. |
Siamo
scesi dalla via di salita. Dietro di noi le balze di roccia del
Toraggio |
La
cartina della zona del Toraggio |
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Sul
sentiero degli Alpini, che taglia il fianco est del monte ed è
sul versante italiano. Davanti a me cammina Cesare |
Ancora
il sentiero degli Alpini. In primo piano Giorgio. |
Siamo
alla Gola dell'Incisa. Qui c'è il confine e noi stiamo
tornando sul versante francese. |
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CIMA
DI NASTA da Pian della Casa (Terme di Valdieri)
8
agosto 2008 - Gianni, Franca, Stefano
Siamo
partiti da PIAN DELLA CASA, sopra TERME DI VALDIERI, alle 8,40.
La salita al RIF. REMONDINO l'abbiamo fatta quasi di corsa: alle
10,10 stavamo mangiando la crostata al rifugio. Poi via sul ripido
pendio dove la traccia di sentiero si perde spesso tra nevai e
sassi. Alle 11,20 siamo arrivati al LAGO DELLA NASTA, piccolo
bacino azzurro circondato da neve e ghiaccio. Poi, sempre su sfasciumi
e massi morenici, ci siamo inerpicati nel canalino che conduce
al COLLE DELLA FORCHETTA. Da qui è iniziata la parte più
impegnativa fino alla vetta che abbiamo raggiunto alle 12,45.
Il panorama sull'ARGENTERA, sul LAGO DEL CHIOTAS e sul CLAPIER-GELAS
è stupendo. A picco sotto di noi il LAGO DELLA NASTA e,
più in basso, il RIFUGIO REMONDINO. Sull'altro versante
della VAL DI GESSO possiamo riconoscere la FREMAMORTA e il MALINVERN.
Alle 13,15 abbiamo iniziato la discesa, con cautela fino al COLLE
DELLA FORCHETTA, poi su sfasciumi sino al LAGO dove abbiamo sostato
fino alle 14,30. Superato il COLLE BROCAN sopra il lago abbiamo
ripreso la traccia di sentiero e seguito i segni che ci hanno
portato, dopo una ripida e tormentata discesa, al RIFUGIO (16,10).
Lungo la mulattiera che dal rifugio scende al PIAN DELLA CASA
abbiamo incontrato parecchi camosci e alle 18,15 abbiamo completato
questa bellissima gita nell'ambiente selvaggio della VAL DI GESSO. |
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Dalla
Cima di Nasta abbiamo, a picco sotto di noi, il lago della Nasta.
Più in quota scopriamo un altro minuscolo laghetto, azzurro
di ghiacci. |
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Un
ragazzo, salito come noi sulla cima di Nasta, ci immortala in
vetta |
Dalla
vetta possiamo ammirare tutte le cime della Val di Gesso. Questa
è il Gelas. |
Dobbiamo
prestare un pò di attenzione quando scendiamo dalla vetta
al Colle della Forchetta. Sotto di noi c'è il Lago del
Chiotas. |
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Abbiamo
lasciato dietro di noi il Colle della Forchetta e ora scendiamo
nel canale che ci riporta al Lago della Nasta |
Il
Lago della Nasta e la Cima di Nasta. Sulla destra il canale che
porta al Colle della Forchetta |
Il
rifugio Remondino e, sullo sfondo, le cime dell'altro versante
della Valle di Gesso: Fremamorta, Malinvern, Matto |
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TESTA
DI BRESSES dal Gias delle Mosche (Terme di Valdieri)
30
agosto 2008 - Gianni, Franca, Stefano
Alle
7,30 abbiamo lasciato il GIAS DELLE MOSCHE per risalire la vecchia
strada militare che porta ai LAGHI DI FREMAMORTA. A quota 2150
abbiamo raggiunto il LAGO INFERIORE. Ci ha accolto un paesaggio
di grande suggestione: acqua cristallina, bastionate rocciose
che si specchiano nel lago e tanti camosci. Poco più
in alto abbiamo potuto ammirare il LAGO MEDIO DI FREMAMORTA
e, per ultimo, il LAGO SUPERIORE: da una parte i laghi e dalla
parte opposta della Valle di Gesso l'ARGENTERA bene in vista
e la Cima di Nasta. Lasciato a sinistra il sentiero per il COLLE
DI FREMAMORTA ci siamo diretti a destra per inerpicarci fino
al COLLE DI BRESSES. Da qui, sempre sulla destra, il sentiero
prosegue tra massi e sfasciumi fino alla cresta e poi alla vetta
della TESTA DI BRESSES, che abbiamo toccato alle 11,30. Il panorama a 360 gradi è davvero stupendo.
La discesa sul versante opposto, iniziata tra i massi, ci ha
portati alla traccia di sentiero che scende al PASSO DI TABLASSES
e alla Casermetta sotto al Passo. Scendendo tra i sassi abbiamo
seguito la mulattiera che svolta a sinistra nella VALLE DELLA
MORTE fino a un nevaio dove il sentiero sparisce. Qualche difficoltà
a ritrovare la traccia e poi abbiamo proseguito verso il VALASCO,
sempre in ambiente selvaggio. In fondo al vallone ci siamo fermati
a ristorarci e alle 14 abbiamo ripreso la discesa lungo la comoda
mulattiera che porta al VALASCO sino al ponticello di fondo
valle. Ancora una lunga camminata lungo la sterrata e alle 16
siamo arrivati a TERME DI VALDIERI dove abbiamo trovato Stefano
che, più veloce di noi, aveva già recuperato l'auto
al GIAS DELLE MOSCHE. Gita molto bella in ambiente selvaggio
nel cuore della VAL DI GESSO.
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Il
Lago Superiore di Fremamorta e il Colle di Bresses |
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Il
lago Superiore di Fremamorta e, sullo sfondo, l'Argentera |
Salendo
verso il Colle di Bresses possiamo ammirare dall'alto i laghi
di Fremamorta |
Laggiù
i laghi e qui la cresta rocciosa che ci porta in vetta |
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In
vetta alla Testa di Bresses |
Stefano
in vetta alla Testa di Bresses. Sullo sfondo la Testa di Tablasses |
Il
paesaggio si fa meno aspro e i primi larici colorano il grigio
delle rocce. Da qui prenderemo la comoda mulattiera che porta
al Valasco |
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M.
TREGGIN, M. CASAGRANDE, M. PORCILE da Bargone
27
novembre 2008 - Cesare D., Gianni, Franca, Paolo, Bruno,
Renato, Giovanni, Mino, Angela, Chiara, Franco & Franca
Dopo
tre anni abbiamo ripetuto questa bella gita. Partiti da BARGONE
alle 8 abbiamo seguito il segno X rosso e con una veloce e divertente
salita, prima nel bosco e poi allo scoperto tra radure e roccette,
alle 9 e 15 siamo arrivati in vetta al M. TREGGIN. Un gruppetto
(Bruno, Paolo, Angela e Cesare) è salito direttamente
in "arrampicata" lungo la rocciosa cresta SUD. Bello
il panorana sulle APUANE innevate e sul mare dal BRACCO a PORTOFINO.
Dal TREGGIN abbiamo seguito la crestina verso la dorsale che
porta al M. ROCCAGRANDE. Breve attraversata nel bosco e poi
nuove roccette per arivare in cima (ore 10 e 15). Veloce discesa
dal ROCCAGRANDE fino a raggiungere la sterrata dove le due comitive
si sono riunite. Proseguendo lungo la sterrata abbiamo superato
il PASSO DEL BOCCO DI BARGONE e siamo arrivati alle pendici
SUD del PORCILE. Intanto abbiamo incontrato la prima neve: asciutta
e via via più consistente. Ultima salita ed eccoci in
vetta (12 e 30). Bella la vista delle APUANE e del GOTTERO.
A NORD l'AIONA e il PENNA e più a OVEST la dorsale dell'Antola.
Poco sotto la vetta ci siamo fermati per il pranzo e alle 13
e 30 abbiamo ripercorso lo stesso itinerario di salita fino
al PASSO DEL BOCCO di BARGONE. Qui abbiamo preso il sentiero
contrassegnato dal triangolo rosso, dove tre anni fa avevamo
sbagliato. e che questa volta abbiamo seguito senza problemi
fino a incrociare la sterrata che ci ha portato a BARGONE (16
e 30).
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Il
Roccagrande visto dal Treggin. Sullo sfondo spunta il monte Zatta. |
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Dal
Treggin scendiamo la cresta rocciosa che ci porta verso il Roccagrande |
Il
Porcile dal passo del Bocco di Bargone |
Al
passo del Bocco di Bargone: Cesare, Gianni, Giovanni, Paolo, Franca
& Franco |
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Il
monte Zatta, spoglio nel versante sud, con la chioma di alberi
che spuntano appena dalle creste e che ricoprono per intero i
fianchi nord. |
Il
monte Gottero. A sinistra si intravvedono le quattro pale eoliche
al passo della Cappelletta |
Eccoci
arrivati alla croce del Porcile |
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Il
monte Verruga dalla vetta del Porcile |
In
vetta al Porcile. Da sinistra Cesare, Chiara, Mino, Angela, Giovanni,
Renato, Franco, Franca, Paolo, Bruno |
In
discesa, nei pressi del passo del Bocco di Bargone |
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M.
BUE E M. MAGGIORASCA da Rocca d'Aveto
19
dicembre 2008 - Stefano, Gianni
Il
tempo è splendido e la neve tanta come non si vedeva da
anni. Quando siamo partiti da ROCCA D'AVETO alle 10 le ruspe stavano
togliendo la neve dal piazzale. Abbiamo seguito i segni (triangolo
vuoto giallo e rombo giallo) che portano al PRATO DELLA CIPOLLA.
La neve è andata via via aumentando, neve stupenda, farinosa,
asciutta, ideale per le ciaspole. Il vero problema si è
subito presentato: il bosco. Dove ci sono gli alberi, piegati
dalla neve, diventa difficile passare. AL PRATO DELLA CIPOLLA
abbiamo trovato gli operai che stavano togliendo la neve intorno
al nuovo rifugio. Tra pochi giorni ci sarà l'inaugurazione
della nuova seggiovia che da Rocca d'Aveto sale fin qui. Noi abbiamo
proseguito subito a sinistra del rifugio verso la dorsale che
porta al M. BUE. Arrivati sul crinale siamo scesi facendo una
lunga e faticosa deviazione verso destra che ci ha portato fuori
strada. Questo perchè avremmo voluto salire al MONTE NERO.
Tornati sulla giusta dorsale abbiamo poi rinunciato: troppa neve
e troppo ripido per le ciaspole. Dietro front e via verso il MAGGIORASCA,
dopo la lunga salita al M. BUE, la traversata e la salita finale
fino al pianoro sommitale. Alle 13 e 30 siamo in vetta e possiamo
godere di una bellissima vista sulle APUANE e sull'APPENNINO TOSCO
EMILIANO. Con una veloce discesa siamo tornati al PRATO DELLA
CIPOLLA dove ci siamo fermati a mangiare(14 e 10). Alle 14 e 30
siamo ripartiti seguendo la pista battuta dal "gatto"
che ci ha portato velocemente a ROCCA D'AVETO (15,30) |

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Al
Prato della Cipolla. Dietro gli alberi spunta la Candela della
Cipolla |
Il
Prato della Cipolla. A sinistra il monte Bue e a destra il Maggiorasca. |
Il
nuovissimo rifugio al Prato della Cipolla |
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Salendo
da Prato della Cipolla in direzione del Monte Nero. La Candela
della Cipolla. |
Inquadratura
ravvicinata sulla Candela della Cipolla. I cavi di acciaio del
"ponte tibetano" bianchi di neve. |
Tracce
di sci sulla distesa innevata |
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Ancora
neve, tanta neve, soffice, farinosa ... |
Il
monte Nero |
Il
Monte Bue |
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Tra
il M. Bue, il M. Nero e il Maggiorasca che spunta appena sulla
destra abbiamo ripreso il Penna e l'Aiona in lontananza. Sul pianoro
innevato si possono vedere i resti di un vecchio skilift |
Appena
l'ho vista ho pensato. Ecco un uomo che prega, inginocchiato,
un cappuccio in testa che gli scende sul viso e le mani raccolte
sul grembo |
Tanta
neve che i bastoncini si possono piantare fino a far spuntare
solo l'impugnatura. Sullo sfondo l'arco alpino. |
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In
basso c'è la radura di Prato della Cipolla. Noi siamo con
le ciaspole ma qualcuno prima di noi ha disegnato queste ampie
curve con gli sci. |
La
Madonna del Maggiorasca bianca come tutto quello che la circonda |
La
nuova seggiovia che collega Rocca d'Aveto con il Prato della Cipolla |
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RIFUGIO
ARGENTEA A PIAN DI LERCA da Vara Inferiore
30
dicembre 2008 - Stefano |
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Ecco
come si presenta la strada della Bucastrella che inizia appena
fuori dell'abitato di Vara e sale fino all'Alta Via |
Da
Pian di Lerca si può ammirare il massiccio del monte Rama |
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Un
ambiente unico per riprendere il rifugio Argentea a Cima Pian
di Lerca. Dietro il rifugio il mare - 30 dicembre 2008 |
Spunta
le vetta dell'Argentea, che da Cima Pian di Lerca si spinge verso
il mare - 30 dicembre 2008 |
Ultima
immagine di questa serie eccezionale. Alberi di cristallo e, più
in basso, il mare che bagna placido la costa - Pian di Lerca 30
dicembre 2008 |
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M.
GROSSO E M. BEIGUA da Piampaludo
31
dicembre 2008 - Stefano, Franca
Neve,
tanta neve come da anni non ne vedevamo tanta. Salire dal sentiero
che parte prima del ponte sulla strada Piampaludo-Pratorotondo
è stata un’impresa per il bosco fitto e i rami
bassi che non lasciano passare e per i profondi buchi lasciati
dall’acqua proprio lungo il sentiero. Quando dopo tanta
fatica siamo arrivati in alto, dove il bosco dirada, abbiamo
deviato a destra per salire, prima del Beigua, sul monte Grosso.
Arrivarci non ha comportato difficoltà e neppure raggiungere
il largo sentiero che ci ha condotto sul Beigua. Dopo, sempre
ciaspole ai piedi (ma in alto e sul versante marino sotto le
mie ciaspole si formava uno zoccolo fastidioso), siamo arrivati
a Pratorotondo e da qui, tolte le ciaspole, abbiamo seguito
la strada fino a ritornare al ponte.
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Siamo
in alto a stiamo per andare sul monte Grosso. Dietro a Stefano
la vetta del Beigua |
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Presso
la minuscola Madonnina sul monte Grosso |
Dal
monte Grosso vediamo il Beigua e le sue antenne alla nostra stessa
quota. L'effetto è quello di una foto quasi "aerea" |
Siamo
sul largo sentiero che porta alla vetta del Beigua |
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Il
monte Grosso ripreso dal Beigua |
Dal
Beigua si può ammirare l'Alta Via, il monte Sciguelo proprio
davanti e, più in basso, la distesa del mare - 31 dicembre
2008 |
Scendiamo
dal Beigua verso Pratorotondo. Alberi innevati e il mare sotto.
Peccato che il colore del mare si confonda con quello del cielo
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